venerdì, marzo 16, 2007

Un motivo in piú per andare a Roma sabato prossimo

Dal Il Manifesto di ieri

L'Italia spara con «Achille» «In appoggio sulle retrovie»Insieme agli spagnoli i nostri uomini impegnati a supporto dell'offensiva nel sud dell'Afghanistan.

Il governo: «E' una missione di sostegno, impermeabilizzano i confini a sud». An: «Stanno combattendo»Alberto D'ArgenzioSara MenafraLe truppe italiane in Afghanistan da lunedì scorso si muovono in appoggio all'operazione Achille.

Dunque combattono, seppure nelle retrovie dell'ovest e non nell'occhio del ciclone a sud del paese, e se serve sparano. A dare la notizia ieri mattina è stata l'agenzia di stampa spagnola Efe, visto che l'iniziativa coinvolge anche i militari iberici membri della Forza di reazione rapida (Qrf) comandata dal generale italiano Antonio Satta. Era tutto previsto da tempo. Pure, quando la segnalazione comincia ad ingrossarsi sulle agenzie italiane, i leader dei principali partiti della sinistra radicale italiana chiedono chiarimenti. Lo fa Oliviero Diliberto dei Comunisti italiani: «Chiediamo che il governo faccia sentire in modo chiaro la sua voce al fine di conoscere la verità, tanto più alla vigilia del dibattito sulla missione in Afghanistan». E più tardi lo segue il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano: «Penso che il governo debba chiarire immediatamente, perché sono contrario a qualsiasi forma di coinvolgimento delle nostre truppe in azioni di guerra».E infatti il governo parla e nella sostanza non smentisce di una virgola la notizia filtrata dalla Spagna. Il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri si presenta alla commissioni Difesa ed Esteri del senato e spiega che spagnoli ed italiani sono impegnati ad «impermeabilizzare» la frontiera tra le province occidentali (Farah, Herat, Ghor e Badghis) e quella meridionale di Helmand, in cui si sta svolgendo l'offensiva di primavera, ovvero l'«operazione Achille»: «Sono normali operazioni di controllo e vigilanza del confine, per evitare che gli interventi in corso nella zona sud possano ripercuotersi nella zona controllata dai militari italiani e spagnoli». Il commento del portavoce dei socialisti spagnoli, Diego Lopez Garrido, che a Madrid è coinvolto in una polemica in parte analoga a quella che si svolge in Italia, è un po' più timido: «La zona vive una chiara situazione di pericolo, se non fosse così non avremmo inviato lì delle truppe. Ma ripeto: le truppe spagnole non sono in missione di guerra ma di pace». Le fonti di governo spagnolo, però, confermano il racconto dell'agenzia Efe e del sottosegretario Forcieri: i soldati spagnoli, italiani e olandesi di stanza nella provincia di Herat sono stati chiamati dai comandi della Nato a rendere impermeabile la frontiera con la provincia di Helmand, dove canadesi, britannici ed ancora olandesi stanno portando avanti l'offensiva contro i talebani. Sul campo le truppe avrebbero un ruolo di supporto all'attacco, con l'obiettivo di impedire che gruppi di soldati nemici possano scappare sotto la pressione delle truppe dell'Alleanza atlantica. In concreto vuol dire che aumenta comunque il rischio di combattimenti e faccia a faccia con i talebani e che, per quanto in una posizione di controllo, le truppe stanno partecipando alle operazioni belliche e continueranno a farlo almeno fino al 10 aprile. Non a caso nell'operazione, che formalmente non fa parte della «Achille» anche se risponde allo stesso dispositivo, sono stati usati gli uomini della Forza di reazione rapida diventata «pienamente operativa» dopo il vertice Nato a Riga del novembre scorso: 25.000 uomini equipaggiati con armi altamente tecnologiche e capaci di agire in 5-30 giorni in qualsiasi angolo della Terra. «Il dispiegamento degli uomini lungo il confine - ci spiega una fonte vicina all'Esercito - è una tipica operazione di copertura. Cattura l'attenzione del nemico in un punto, mentre lo si attacca dall'altro lato. E' chiaro che una azione di questo tipo è a tutti gli effetti all'interno della stessa regia che gestisce l'offensiva».Sebbene quella di governi italiano e spagnolo non somigli neppure ad una smentita, la discussione si placa immediatamente. Lasciando il microfono ad Alfredo Mantica di Alleanza nazionale che chiosa: «Il sottosegretario Forcieri ha dato una risposta trasparente ammettendo la presenza di militari italiani e spagnoli impegnati in un'operazione di contenimento. Ciò conferma che il comando Isaf è unico e che le nostre sono truppe di combattimento, pronte ad intervenire in caso di attacchi dei talebani. Sorprende il fatto che stamattina qualcuno dal ministero della Difesa abbia smentito».

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