Non so cosa dire quando sento di una persona che muore a 25 anni sulla strada tanto più se quella persona la conoscevi. Mi fermo e penso. Ho paura. Paura che la vita sia qualcosa di estremamente fragile. Conoscevo Umberto "Il Roscio", da quando facevo le elementari. Mi ricordo che lui stava nella classe accanto e che dopo la scuola ci fermavamo a tirare due calci al pallone sul campetto di cemento. Insieme giocavamo nella stessa squadra: il Libertas Trave e ci rincontrammo poi alle superiori dove lui frequentava un'altra sezione. Mi ricordo che insieme siamo andati in settimana bianca e che con Verox e Pitto stavamo in camera insieme dove marinavamo ampiamente l'ora di compiti obbligatori per guardare Holly e Bengy ed esultare come degli scemi quando segnavano.
Mi ricordo di averlo visto quest'estate, con il suo sorriso sempre felice di salutarmi anche se in realtá era dalle superiori che c'eravamo ampiamente persi di vista..
Fa male pensare alla morte di un conoscente. Fa male perchè è sempre qualcosa di innaturale. Giá mi era capitato con David Casaccia qualche anno fá e anche lì mi sembrava qualcosa di innaturale.
Rimane in me, comunque, un grande vuoto e una grande tristezza.
Ciao Roscio!!
1 commento:
Quello che è successo al Roscio ci insegna a vivere ogni istante, senza rimandare le cose importanti. La vita non si misura col tempo vissuto, ma con l'intensità con cui si vive. In te resta sempre il ricordo e adesso un pò anche in noi, che abbiamo letto il tuo post.
Posta un commento